Federculture chiede tavolo permanente per rilancio e riforma settore culturale

Federculture chiede tavolo permanente per rilancio e riforma settore culturale

Federculture chiede tavolo permanente per rilancio e riforma settore culturale

 
Il consiglio direttivo di Federculture chiede al ministro Franceschini un tavolo permanente di confronto per il rilancio e la riforma del settore culturale.
La richiesta: si definiscano tempi e modalità di riapertura di musei, teatri e luoghi della cultura, unico “ristoro immateriale” per i cittadini e si avviino interventi strutturali per la ripresa.
Il Consiglio direttivo di Federculture, riunito il giorno 15 dicembre 2020, ha preso atto con grande soddisfazione della firma del decreto attuativo del “Fondo per la Cultura” (in attuazione dell’art. 184 decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34); si tratta infatti dell’accoglimento di una richiesta avanzata da Federculture già dallo scorso aprile e sostenuta da migliaia di operatori e rappresentanti delle istituzioni culturali italiane.
L’auspicio è che vengano con urgenza predisposti gli strumenti attuativi e emanato il relativo bando, nonché la previsione di un incremento, per il 2021, della parte relativa al fondo di garanzia, che consenta alle aziende di disporre delle adeguate risorse finanziarie per fare fronte alle emergenze e progettare il futuro dell’offerta culturale.
L’organo direttivo di Federculture non può tuttavia non registrare lo stato di allarme delle imprese culturali e dell’intero mondo della cultura in relazione alle decisioni del Governo di sospendere le attività di musei, teatri, cinema, mostre e manifestazioni culturali, pur a fronte di un rigoroso adeguamento di queste alle più restrittive regole di sicurezza.
Si ritiene che, come avvenuto in molti dei paesi europei, tale decisone debba essere riconsiderata, quantomeno con la definizione certa di tempi e modalità delle riaperture, per consentire agli utenti di usufruire dell’unica opportunità di ristoro immateriale che l’attuale situazione può loro offrire, e agli operatori di attenuare l’impatto, non solo economico, che la prolungata chiusura sta provocando su meccanismi già di per sé fragili.
I rappresentanti delle aziende culturali italiane riuniti nel Consiglio di Federculture chiedono, dunque, al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo di predisporre uno strumento permanente di confronto e concertazione con le categorie rappresentate per la verifica delle misure in corso di attuazione e dell’impiego delle risorse derivanti dal Recovery Plan.
Ritengono che, oltre alle misure emergenziali, pur necessarie e utili, sia urgente porre mano ad interventi strutturali che mettano in condizione il settore di ripartire nel momento in cui sarà nuovamente possibile dispiegare tutte le sue potenzialità.
Federculture chiede pertanto che si avvii un processo di adeguamento normativo basato sui seguenti punti:
1. Attuare le indicazioni della Legge di Bilancio 2018 sulle imprese culturali e creative;
2. Mobilitare tutte le risorse possibili, pubbliche e private, a sostegno della cultura estendendo tutte le forme di agevolazioni fiscali (dall’Art Bonus alla defiscalizzazione del consumo culturale);
3. Inserire, come già indicato, nei programmi europei l’adeguamento infrastrutturale di tutti i luoghi della cultura (teatri, musei, biblioteche, ecc.) in modo da renderli sicuri e accoglienti per i visitatori, oltre che a favorire il miglior efficientamento energetico;
4. Sempre in campo di finanziamento europeo, predisporre un piano di digitalizzazione di tutto il grande patrimonio archivistico delle nostre istituzioni culturali, al fine anche di consentire il lavoro di ricerca e di valorizzazione in remoto;
5. Prevedere una grande campagna di investimento per una nuova produzione culturale in presenza, in comunità e in digitale dalle città ai borghi, che sia capace di rivitalizzare tutto il Paese che uscirà stremato dalla pandemia.
 
Oggi più che mai va attribuito alla Cultura il compito di rappresentare il motore di un “nuovo” Welfare Italiano, ossia elemento chiave del vivere in comunità e nella coesione del nostro Paese, il fattore più rilevante della nostra formazione e della nostra riconoscibilità nel mondo.