Roma, 1° agosto 2013. Ad un anno dall’inizio della battaglia contro alcuni degli assurdi divieti imposti dalla “spending review”, Federculture può dire che aveva visto giusto e vantare un nuovo risultato positivo.
La Corte Costituzionale con la sentenza 236/2013 ha, infatti, limitato gli effetti dell’art.9, co.6 della l. 135/2012 che faceva divieto agli enti locali di isitituire enti, agenzie e organismi cui affidare lo svolgimento di servizi, compresi quelli culturali. Ora la sentenza stabilisce che il divieto decade se l’ente locale comunque realizza un risparmio del 20% dei costi relativi al loro funzionamento, ossia se le spese previste per questi enti rimangono entro l’80% dei precedenti oneri finanziari a carico dell’amministrazione.
Federculture in questi mesi ha portato avanti una forte azione contro queste norme che colpivano gravemente i tantissimi soggetti di gestione autonoma dei servizi culturali, imponendo un anacronistico ritorno alla gestione pubblica diretta della cultura e annullando il processo di modernizzazione dei servizi che, proprio attraverso le aziende culturali, ha fatto uscire i nostri musei dall’arretratezza e li ha resi competitivi con quelli dei più evoluti Paesi europei. In questo percorso, proprio grazie agli emendamenti proposti dalla Federazione, era già stata scongiurata la prevista soppressione di tutti gli enti esistenti, grazie all’introduzione di un “eccezione culturale”.
Con quest’ultima sentenza si libera, ulteriormente, da eccessivi vincoli l’azione delle amministrazioni locali verso il miglioramento e la razionalizzazione dei servizi grazie ad innovative forme gestionali autonome che, nelle esperienze realizzate fino ad oggi, hanno dimostrato di saper integrare i compiti tradizionalmente svolti dal settore pubblico con strumenti e risorse provenienti dal mondo delle imprese private a vantaggio dei cittadini e dei territori.