NELLA NUOVA LEGGE ACCOLTE TUTTE LE PROPOSTE PRESENTATE PER IL RIDISEGNO DELLA CATEGORIA, AMPLIANDOLA ANCHE AI LAVORATORI AUTONOMI E ALLE AZIENDE DELLA FILIERA.
PROSEGUIREMO IL CONFRONTO CON IL GOVERNO PER UN’EFFICACE ATTUAZIONE DELLA LEGGE.
La trasformazione in legge del ddl “Made in Italy” rappresenta un passaggio normativo storico con cui il Parlamento riconosce la specificità delle “Imprese Culturali e Creative” e fissa importanti misure anche a sostegno di questo settore.
Così Federculture, che ha partecipato attivamente ai lavori di conversione del disegno di legge suggerendo diversi emendamenti in sede di audizione, esprime soddisfazione per la positiva conclusione del lavoro del Legislatore, su stimolo dei Ministeri interessati.
In particolare sono state accolte tutte le modifiche proposte da Federculture per estendere il più possibile la platea di riferimento dei soggetti considerati Imprese Culturali e Creative, tra i quali vengono ricompresi anche i lavoratori autonomi e tutte le imprese dell’indotto di filiera. L’art. 25 comma 2, nella sua formulazione definitiva, qualifica infatti come “impresa culturale e creativa” qualunque ente, indipendentemente dalla sua forma giuridica, nonché il lavoratore autonomo, che operi in via stabile e continuativa in Italia e che svolga, in via esclusiva o prevalente, un’attività di ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione o gestione di beni, attività e prodotti culturali. Il successivo comma 3, la cui aggiunta è stata suggerita da Federculture, stabilisce inoltre che “Sono altresì qualificati imprese culturali e creative i soggetti privati costituiti in una delle forme di cui al comma 2 che svolgono, in via esclusiva o prevalente, attività economiche di supporto, ausiliarie o comunque strettamente funzionali all’ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione o gestione di beni, attività e prodotti culturali”. La norma, che rappresenta il primo riconoscimento legislativo del concetto di “filiera” nel settore culturale, nasce dalla volontà di valorizzare le imprese che abbiano investito nello sviluppo di competenze e professionalità specifiche “specializzandosi” sul mercato nell’offerta di servizi dedicati alle imprese culturali e creative. Più in generale, tutti gli emendamenti proposti sono nati dalla consapevolezza della complessità ed eterogeneità che contraddistinguono l’universo delle Imprese Culturali e Creative e con l’obiettivo di far sì che nessuna componente di questo mondo rimanesse esclusa dal campo di applicazione delle misure contenute nella legge. D’altra parte, Federculture, con l’obiettivo di disegnare strumenti di sostegno più mirati ed efficaci, ha anche proposto e ottenuto che la definizione di ICC fosse imperniata non sulle attività dichiarate dell’oggetto sociale – criterio eccessivamente generico e suscettibile di dilatare a dismisura la categoria – ma sulle attività effettivamente svolte in via esclusiva o prevalente dalle aziende.
La Legge così approvata, a giudizio di Federculture, lascia nondimeno aperti alcuni interrogativi, riguardanti le modalità della sua concreta attuazione e la reale efficacia degli strumenti di sostegno messi in campo. Per questo in dialogo con i ministeri interessati lavoreremo per massimizzare l’efficacia dei decreti attuativi affinché le norme e le risorse messe a disposizione dalla legge producano realmente gli effetti e gli obiettivi attesi.
© Immagine fonte MiMiT